martedì 9 dicembre 2014

Intercettazioni Mafia Capitale:Piazza Armerina e business dei migranti

Nel grande intreccio della "Cupola Romana", o "Mafia Capitale", che dir si voglia, anche Piazza Armerina viene citata più volte nelle intercettazioni delle telefonate di Odevaine, riguardo al business dei migranti.

Senza alcuna malizia, aggiungo soltanto che mi dispiace notare che, su tematiche di mafia, la nostra stampa cittadina appare a volte disattenta, magari più concentrata a seguire il (tragico) caso di cronaca nera di turno.
Da siciliani, questa disattenzione non ce la possiamo proprio permettere.

A seguire propongo integralmente due articoli in cui si riportano intercettazioni riguardanti Piazza Armerina, di cui riporto immediatamente qualche piccolo estratto.

Articolo di Grazia Longo, pubblicato il 9/12/2014 sulla Stampa:
Riguardo ad un nuovo centro profughi, Odevaine intercettato dice:<<[...] perché Mineo non è compatibile… però c’è la struttura di Piazza Armerina… Io a Manzione glielo sto facendo dire anche da Veltroni>>.

Ecco il link all'articolo originale:

Articolo di Salvo Catalano, pubblicato su catania.meridionews.it il 3/12/14:
«[...] Piazza Armerina, ci metti una struttura alberghiera già utilizzata per 150 posti, ampliabile fino a 500"».
« [...] Sia queste di Roma che queste di Piazza Armerina e di Catania... loro che sono gestori diversi... però se noi gli facciamo aprire i centri... insomma ci coinvolgono nell’operazione»

Ecco il link all'articolo originale:
http://catania.meridionews.it/articolo/29940/mafia-capitale-il-business-migranti-tra-sicilia-e-roma-il-sistema-odevaine-oriento-i-flussi-che-arrivano-a-mineo/

Di seguito i due articoli in versione integrale (grassetti e sottolineature sono fatti da me).

“La gara per gli immigrati è finta, sono io a capo della commissione” 
Articolo originale di Grazia Longo, La Stampa

Nel sodalizio criminale di Mafia capitale ci sono due imperativi: la pressione sui politici per «oliare le gare degli appalti pubblici» e il coinvolgimento della ’ndrangheta per siglare affari e sostenere campagne elettorali.
Va subito chiarito, tuttavia, che i nomi illustri citati nelle intercettazioni - dai ministri Lupi e Alfano e i sottosegretari Menzione e Bubbico, all’ex sindaco di Roma Veltroni e il presidente della Regione Zingaretti - risultano completamente estranei all’inchiesta. Alcuni arrestati li tirano in ballo in diverse circostanze.  

Come per la questione di un nuovo centro profughi per gli immigrati sbarcati a Lampedusa. C’è chi lo vorrebbe a Mineo, ma la Cupola romana punta a Piazza Armerina (Enna). Ecco allora Luca Odevaine (arrestato, ex vice capo di gabinetto di Veltroni), fare il matto, il 15 maggio scorso, per cercare appoggio dal sottosegretario Manzione. Tanto da volerlo farlo contattare anche da Walter Veltroni. Odevaine: «Io mo’ col fatto che ho parlato con Veltroni ieri, ho detto, “Waltrer parlaci pure te, che questo Manzione è persona molto vicina a Renzi… perché Mineo non è compatibile… però c’è la struttura di Piazza Armerina… Io a Manzione glielo sto facendo dire anche da Veltroni».
E quando Buzzi chiede ad Odevaine: «A Manzione siete riusciti ad agganciarlo?», l’altro risponde «Sì». Circostanze che non trovano riscontro da parte della procura e dei carabinieri del Ros.
Sicuro, invece, il guadagno illecito sui centri profughi per Odevaine. È lui stesso, intercettato, a dichiarare il suo tariffario: «Il pro capite che mi darebbero a me, quindi con 80 persone 1.240 euro al mese, 100 persone 1.500 euro, a 400 sono 18.600 euro, perché più cresce il loro numero più aumenta il loro utile». Dall’esame dei suoi conti correnti segreti, intestati a familiari, emerge il passaggio di 90 mila euro di tangenti.
Odevaine è l’uomo che riesce a far ottenere gli appalti per i centri profughi e spiega che occorre trovare alleati importanti. Per lui «è tutto un do ut des». E per convincere Buzzi sul meccanismo delle mazzette, il 3 febbraio scorso, fa riferimento a un appalto che non trova sussistenza nelle indagini: «I Pizzarotti sono impresa importante di Parma, molto amici di Gianni Letta, di Berlusconi. Da quello che ho capito hanno fatto un accordo perché Lupi, il ministro Lupi gli ha sbloccato due o tre appalti grossi…».
Sulla gara per gli immigrati, invece, Odevaine assicura: «Il presidente della Commissione lo faccio io… è una gara finta». Senza riscontro è anche l’incontro accennato da Buzzi e Carminati con il viceministro Bubbico. «Dopodomani vedo il capo segreteria Bubbico» dice il primo e l’ex Nar replica: «Bubbico con Alfano non ce sta».  
Il presidente della Regione Luca Zingaretti viene invece nominato dai due arrestati per associazione mafiosa Fabrizio Testa e Claudio Caldarelli. Quest’ultimo punta a Bioparco dentro Villa Borghese: «Il verde del Bioparco che se riusciamo a pigliassello proprio tutto…». Testa gli spiega: «Non hai capito… me dite è questo… poi lui va da...e quelli sono soldi che partono da… ricordati che passano… non passano dal bilancio cioè…passa sui tertti di Zingaretti». Testa: «Eh sono soldi della presidenza… quindi da là direttamente» e Caldarelli: «Vanno diretti, certo».  
Poi c’è il capitolo del presunto coinvolgimento delle ’ndrine calabresi a sostegno dell’attività di Carminati, Buzzi e soci. Anche per sostenere la campagna elettorale di Alemanno alle ultime europee? L’ex sindaco era candidato al Sud per il Pdl. E Buzzi, l’11 maggio scorso in una telefonata lo rassicura circa «la possibiltà di portare voti a quest’ultimo grazie agli amici del Sud». L’ex sindaco chiede: «Devo fare delle telefonate? devo fare qualcosa?». Buzzi: «No, no, tranquillo... i nostri amici del Sud ti possono dare una mano». Buzzi poi spiega alla moglie:  «Come dai una mano ad Alemanno? Dandogli i nomi di 7-8 mafiosi che c’avemo in cooperativa e gli danno una mano». Si tratta forse di esponenti dela ‘ndragnheta?


Mafia Capitale, il business migranti tra Sicilia e Roma. Il sistema Odevaine. «Oriento i flussi che arrivano a Mineo»
Articolo originale di Salvo Catalano, catania.meridionews.it

L'operazione Mondo di Mezzo che ieri ha fatto luce sulla nova mafia romana e sui suoi intrecci con imprenditoria ed estrema destra apre un ulteriore squarcio inquietante sulla gestione dell'immigrazione. A parlare del business in un'intercettazione è Salvatore Buzzi, tra gli arrestati nel blitz, numero uno del Consorzio Eriches 29 giugno e braccio imprenditoriale dell’organizzazione che fa capo a Massimo Carminati, ex terrorista nero ed esponente della Banda della Magliana. Ma l'uomo che avrebbe permesso di far funzionare un giro d'affari di milioni di euro sulla pelle degli immigrati si chiama Luca Odevaine. Lo stesso che sedeva nella commissione che ha assegnato all'associazione di imprese Casa della Solidarietà l'appalto triennale da 100 milioni per la gestione del Cara di Mineo, e che è esperto del presidente (attualmente il sindaco di Mineo Anna Aloisi) del Consorzio Calatino Terra d’Accoglienza, ente che soprintende alla gestione del centro per richiedenti asilo. Il gip del Tribunale di Roma Flavia Costantini, nell'ordinanza di applicazione delle misure cautelari, ha dedicato a lui un intero capitolo, intitolato proprio Sistema Odevaine. «Sono in grado di orientare i flussi che arrivano da giù - confidava in un'altra intercettazione - anche perché spesso passano per Mineo, e poi da Mineo vengono smistati in giro per l'Italia, per cui un po’ a Roma, un po’ nel resto d'Italia... se loro c'hanno strutture che possono essere adibite a centri per l'accoglienza da attivare subito in emergenza, senza gara, le strutture disponibili vengono occupate e io insomma gli faccio avere parecchio lavoro». Ecco perché nel Cara più grande d'Italia si segue con particolare apprensione questa vicenda.


Odevaine è un uomo molto noto della politica romana, ex vice capo di gabinetto del sindaco Walter Veltroni ed ex capo della polizia provinciale di Roma, presidente della fondazione IntegrAzione, ma soprattutto appartenente al Tavolo di coordinamento nazionale sull'accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, al Ministero dell'Interno, in rappresentanza dell'Unione delle Province Italiane, il cui numero uno proprio in quegli anni è Giuseppe Castiglione, ex presidente della provincia di Catania e soggetto attuatore del Cara di Mineo. Ed è proprio da questa posizione istituzionale, secondo il Gip che ha ordinato il suo arresto, che Odevaine «vendeva la sua funzione per il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio in violazione dei doveri d’imparzialità della pubblica amministrazione».

Il suo operato consisteva tra l'altro «nell'orientare le scelte del Tavolo per creare le condizioni per l’assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture gestite dagli imprenditori» amici; «nel comunicare i contenuti delle riunioni del Tavolo e le posizioni espresse dai rappresentanti delle istituzioni»; «nell’effettuare pressioni per consentire l’apertura di centri in luoghi graditi al gruppo Buzzi». Un servizio che si faceva pagare a caro prezzo: 5mila euro al mese per se stesso e 1.500 per il suo braccio destro Mario Schina, che svolgeva la funzione di intermediario tra il gruppo Buzzi e Odevaine.

E' lo stesso Buzzi, in diverse conversazioni intercettate dal Reparto operativo speciale dei carabinieri di Roma a parlare della retribuzione di Odevaine: «Piglia 5mila euro al mese da tre anni! - spiega l'imprenditore il 28 marzo del 2014 nel suo ufficio alla presenza di altre quattro persone, indagate nella stessa indagine - E glieli abbiamo dati in tempi di pace e in tempi di guerra, cioè quando non c’avevamo più un cazzo! Costavano, va be’ facciamo un investimento e l’investimento ha pagato perché arrivano (gli immigrati, ndr). Scusa, perché se tu sei stipendiato dal Comune e pigli 3mila euro al mese come fai ad averci un impero in Venezuela?». Ma alla retribuzione mensile si devono aggiungere anche pagamenti indiretti, attraverso il pagamento di affitti nell’interesse di Odevaine e attraverso versamenti in denaro - pari a 117mila euro - sui conti correnti della moglie e del figlio, che li riversavano all’indagato. «La gravità della sua condotta si evince - scrive il Gip - dalla sistematicità con la quale commette i reati, pertanto, non ritenuti episodici o occasionali, ma una sorta di attività lavorativa illecita».

Il riferimento agli affari in Venezuela è uno dei motivi per cui il Gip ha giustificato la necessità della misura cautelare in carcere. «Esiste il pericolo di reiterazione di reati e quelle connesse al pericolo di fuga - scrive il Gip - Quanto al primo, va considerata la gravità e il numero dei reati commessi, estesi per un periodo superiore ai tre anni e fino alla data della richiesta. I suoi precedenti, la sua capacità di penetrazione delle istituzioni, la sua pervicacia a piegare le funzioni che svolge all’interesse suo personale e a quello dei suoi corruttori, sono elementi che depongono per un’intensissima pericolosità sociale. Similmente esiste il pericolo di fuga. Egli ha interessi in Venezuela, paese in cui si reca spesso, la capacità economica per recarvisi, il movente alla fuga, dato dalla pena assai grave che in concreto è ragionevole verrà irrogata». Tra i precedenti anche una vecchia condanna a due anni nel 1989 per stupefacenti. Pena per la quale gli è stato concesso l'indulto nel 1991 e la riabilitazione nel 2003. Per non compromettere le sue possibilità istituzionali, Odevaine decide di cambiare cognome. «Circostanza - precisa il Gip - di cui nessuna delle amministrazioni interessate si accorge, a differenza dell’amministrazione degli stati Uniti, che gli nega il visto d'ingresso ad aprile del 2014 per i suoi precedenti penali».

L'intreccio tra Odevaine e la Sicilia non riguarda solo il Cara di Mineo. Una conversazione con una sua collaboratrice negli uffici della Fondazione IntegrAzione l’11 marzo 2014 consente di certificare l'uso dei suoi contatti istituzionali per suggerire soluzioni ed indirizzare le autorità ad assecondare le indicazioni suggerite per agevolare gli interessi degli imprenditori che lo tenevano a libro paga. C'è da preparare un appunto con la disponibilità delle strutture ricettive, da consegnare al prefetto Rosetta Scotto Lavina, direttore centrale dei Servizi Civili per l’Immigrazione e l’Asilo.

«Vorrei farle un appunto riassuntivo, che questa è un’imbecille - spiega Odevaine alla sua dipendente - lei è in difficoltà perché continuano gli sbarchi e non sa dove mettere le persone, lei è un’idiota... poverina... non capisce un cazzo, però per me va bene, perché in questo momento che non c’ha neanche il capo sopra di lei, si affida molto a me perché non sa dove sbattere le corna. Allora... a parte tutte le questioni di Mineo su cui non c’è molto da dirgli, perché sta procedendo... Mi sono offerto di segnalarle delle strutture pronte, immediatamente disponibili, di cui alcune sono di Eriches (il consorzio Eriches 29 - Cooperativa 29 giugno di Buzzi ndr). Fammi una cortesia mettigli per prima quella di 400 posti a Castelnuovo di Porto; poi sotto Catania, puoi metterci struttura capienza 4-500 posti letto... struttura alberghiera a Catania, poi ci dovresti mettere Melilli, provincia di Siracusa per 200 posti, tra parentesi mettici, per cortesia RSA, ex RSA; poi Piazza Armerina, ci metti struttura alberghiera già utilizzata per 150 posti, ampliabile fino a 500 e credo basta... fa ‘na cosa, questa qua ex RSA mettila in fondo, le altre due Piazza Armerina e Catania le metti una vicina all’altra. Sia queste di Roma che queste di Piazza Armerina e di Catania... loro che sono gestori diversi... però se noi gli facciamo aprire i centri... insomma ci coinvolgono nell’operazione».

Migranti usati come merce, spediti a pacchetti per un business milionario. Odevaine, secondo il gip, non solo avrebbe ricevuto 5mila euro al mese dall'associazione criminale, ma l'accordo avrebbe avuto un'ulteriore evoluzione: un vero e proprio tariffario, una quota fissa per ogni singolo migrante che sarebbe potuta aumentare proporzionalmente con l'incremento dei soggetti ospitati. Adesso è in carcere, indagato per corruzione. Per lui, a differenza di Buzzi e di altri indagati, non è contestata l'aggravante mafiosa. «Non è emerso alcun elemento indiziario, dal quale poter ragionevolmente ritenere che fosse a conoscenza del contesto nel quale Buzzi operava».

Sulla vicenda è intervenuto il deputato nazionale di Sinistra ecologia e libertà, Erasmo Palazzotto che chiesto la chiusura del Cara di Mineo. «Da tempo denunciamo ombre sulla gestione finanziaria del Cara, il coinvolgimento di Luca Odevaine nell'inchiesta Mondo di Mezzo ci conferma i dubbi e ci spinge a chiedere che sia fatta immediata luce sulla gestione del Centro per richiedenti asilo più grande d'Europa. Ad oggi - continua - Odevaine continua a percepire lauti compensi dalla struttura di Mineo, di cui è sia dipendente part time che consulente, indennità di diverse migliaia di euro che stonano con le condizioni, anche queste più volte denunciate, della struttura fortemente voluta dall'attuale sottosegretario Castiglione. La revoca degli incarichi a Odevaine ci appare quindi un atto di indispensabile trasparenza»

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